Ieri sera all’Arena di Verona presentato da Giorgio Armani si e’ tenuto il primo concerto italiano del Maestro Ennio Morricone che dirigeva l’Orchestra e il Coro Filarmonico della Scala.

L’ambiente e gli attori erano gia’ una garanzia di successo ma la performance e’ stata sublime, perfetta, emozionantissima. Quando l’Italia geniale, creativa, operosa scende in campo, aihme’, non c’e’ partita in Europa e nel mondo. Per nessuno. E’ questa l’Italia che il mondo ci invidia e che rende noi italiani cosi’ fieri di essere e voler restare tali.

Grazie al Maestro Morricone e a tutti gli altri per averci saputo regalare uno spettacolo unico, una notte davvero indimenticabile. Peccato che questi picchi irraggiungibili di perfezione, tradizione, spiritualita’, che sanno come scolpirti l’animo in modo indelebile, non riescano a raggiungere, inondare ed influenzare a sufficienza il mondo del costume quotidiano e del lavoro.  Dove molte volte i partecipanti e le performance sono davvero di bassissimo livello impresentabili, e disallineate all’immagine di grande Paese che pretendiamo, giustamente, di avere.

Eureka we failed! Cosi’ titolava la copertina di Business Week tre settimane fa’.  All’interno l’articolo spiega come la chiave dei grandi cambiamenti e delle grande innovazioni abbia sopprattutto a che vedere con organizzazioni che hanno saputo promuovere ed incentivare la cultura della sperimentazione, del rischio e quindi dell’insuccesso. Addirittura consiglia l’articolo occorre festeggiare gli insuccessi e parlarne apertamente. Solo cosi’ infatti si potranno capire gli errori commessi ed evitarli la volta successiva, il vero grande valore dell’insuccesso. Nell’articolo grandi manager e imprenditori parlano dei loro insuccessi e delle importanti lezioni che ne hanno tratto.

In Italia la cultura dell’insuccesso e’ pressoche’ inesistente come quella del rischio e quindi del fare impresa: addirittura la parola insuccesso negli affari non esiste, si parla solo di “fallimento” che il piu’ delle volte, se fraudolento, ha connotazioni penali legate a distrazioni, occultamenti, arricchimenti di una parte di soci/manager/istituzioni finanziarie nei confronti di altri risparmiatori, etc. ..(es. Parmalat, Cirio, Finpart, Giacomelli,…..). In altre parole nel sistema Italia non e’ consentito “non avere successo”, le aziende/i progetti devono andare bene per forza o essere tenute in piedi a qualsiasi costo, il che si traduce nell’assenza di innovazioni dirompenti (che come detto sopra hanno l’insuccesso il trial and error come “way of doing it”)  perche’ nessuno vuole prendere il rischio.

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Roger Abravanel, tra i leader piu’ accreditati di top management consulting e sicuramente il volto pubblico piu’ conosciuto di McKinsey in Italia, ha annunciato che lascera’ la firm (cosi’ e’ chiamata la McKinsey all’interno) dopo oltre 30 anni di carriera professionale. Roger in McKinsey Italia e’ un po’ un mito. E sicuramente lo e’ stato per me quando appena neolaureato alla Ciba Geigy vidi la copertina di Espansione che lo ritraeva con a fianco un mappamondo ed uno sguardo severo, lungimirante. Quell’articolo, i valori sottesi a quella foto, mi inspirarono: dopo cinque anni ebbi l’onore e il piacere di conoscere e poter lavorare con lui in Mckinsey Italia. Perche’ lascia Roger? Semplicissimo per rispetto di una regola che vuole che si debba lasciare la firm una volta compiuti 60 anni. Strano vero, in un Paese abituato ad avere tra i propri leader presidenti, primi ministri, CEO, burocrati ben oltre i settanta e a volte con i capelli tinti/trapiantati per fingersi piu’ giovani. Potremo mai cambiare ancorati come siamo al passato?  Ma McKinsey e’ una istituzione unica che fonda la propria forza sul rispetto di  valori e di regole condivise.

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I tassi USA saliranno o scenderanno? Cosa fara’ Bernanke il nuovo Chairman della Federal Reserve? Cosa succedera’ ai nostri portafogli? Questa e’ la fantastica interpretazione del nuovo Dean della Columbia Business School Glenn Hubbard in un video molto divertente. Video che rappresenta un esempio lampante della qualita’ ed ampiezza della libreria di contenuti video amatoriali e di dominio pubblico fruibili sulla rete (oggi prevalentemente ancora tramite PC) grazie a siti come Youtube, Rocketboom, VPOD,….. Sei pronto a creare il tuo palinsesto personale e lanciare la “tua”  TV?

Coraggio, spirito di squadra e aiuto reciproco, sacrificio e impegno quotidiano, umilta’ e ostinazione, orientamento al risultato, orgoglio, rispetto delle regole: sono questi alcuni dei valori che gli azzurri hanno messo in campo e che hanno caratterizzato il raggiungimento di un fantastico traguardo: la vittoria per la quarta volta del campionato del mondo di calcio.

Ci voleva dopo gli esempi disgustosi di cinismo, malaffare, corruzione, protervia, sopraffazione che la nostra classe dirigente ha saputo offrici negli ultimi anni tra gli scandali di tangentopoli, bancopoli, calciopoli,…. togliendo ai piu’ la voglia di fare e di credere ancora in questo grande Paese.

Altissimo, invece,  il valore dell’esempio dato dai 23 azzurri a noi e soprattutto alle giovani generazioni: senza scorciatoie, con il duro lavoro, con modestia e abnegazione, e senza compromettere la nostra creativita’ e gioia di vivere,  nulla e’ impossibile e vincere e’ ancora piu’ bello. Fieri di essere Italiani.

Per i piu’ il blog e’ il proprio diario. Non ho mai scritto un diario (ricordo scrissi la prima pagina durante un viaggio intorno al mondo per poi abbandonare immediatamente per la noia di scrivere cio’ che vedevo quando volevo usare il mio tempo limitato per vedere altro) ne adoro cosi’ tanto scrivere. Ma allora perche’ questo blog? Recentemente ho partecipato come advisor al lancio in Italia di FON, la piu’ grande communita’ WiFi nel mondo: un progetto affascinante e gia’ di successo nato dal genio imprenditoriale di Martin Varsavsky. Oltre ad essere tra gli imprenditori piu’ innovativi e prolifici d’Europa,  Martin e’ un genio della comunicazione e il suo blog ne e’ un’esempio lampante.  Responsabile della community FON in Italia poi e’ Stefano Vitta fondatore di Bloggers.it, sito di blog in Italia, e tra i blogger piu’ conosciuti e capaci. Impossibile quindi per me non cadere in tentazione.

Questo blog e’ per me un salotto senza invito dove poter comunicare interattivamente su argomenti di interesse (per me e mi auguro anche per altri) in tempo reale, invece che al telefono e limitatamente alle persone a me piu’ vicine come sono solito fare. L’universo di interazione e’ adesso la blogosfera. Sapro’ meritarla?  

Avevamo predetto l’esplosione di Internet e degli accessi a banda larga. Oggi, nonostante lo sboom della bolla e le difficolta’ finanziarie e di mercato che hanno caratterizzato le fasi di crescita iniziale di molte start up e non, tra cui ePlanet (oggi Retelit) che fondai nel 1999,   quelle previsioni stanno diventando realta’ con oltre 250 milioni di accessi a banda larga nel mondo in forte crescita.

Ma che cosa caratterizza le nuove aziende del WEB 2.0? In poche parole, i bassi investimenti necessari per partire (low cost), un mercato globale significativo e “always on” (global),  la partecipazione delle persone ai progetti  come clienti/fornitori (social partecipation/interactivity), la disponibilita’ di piattaforme/sistemi aperti su cui costruire (open platform) e l’abbondanza di contenuti liberi (copyleft). L’aria e’ quella del 1998, ma le nuove business idea possono poggiare su un mercato on-line reale, solido e in forte crescita. Non tutti ce la faranno ma cio’ e’ normale nel processo shumpeteriano di distruzione creativa. Le innovazioni sono sempre piu’ legate a nuovi modelli di business (e non necessariamente alla disponibilita’ di tecnologie avanzate) resi possibile da strutture di costo significativamente inferiori rispetto a quelle dei player tradizionali. Tutto cio’ significa che questi ultimi sono destinati a sparire? Certo che no, ma le “Ryanair” ad esempio dell’acceso mobile ubiquo ad  Internet , della diffusione di contenuti editoriali e video digitali personalizzati appariranno presto all’orizzonte.