Le intercettazioni telefoniche illegali sono un fatto gravissimo che  mina  la nostra liberta’ individuale sancita dalla Costituzione democratica all’art. 15, come ha ben spiegato il Ministro dell’Interno Giuliano Amato,  ovvero il diritto alla riservatezza da parte di ciascun cittadino relativamente alle proprie comunicazioni, diritto che solo il potere giudiziario puo’ in casi straordinari violare.

Fino ad oggi molti di noi credevano che in Italia avessimo molto problemi ma almeno fossimo liberi. Oggi sappiamo che cio’ e’ vero solo in apparenza; nella realta’ c’e chi da dietro le quinte ascolta, pedina, controlla, costruisce dossier illegali  che in ogni momento possono essere usati come bombe contro ciascuno di noi, per potere,  soldi o altro.  

Dal punto di vista penale c’e’ una indagine della magistratura che speriamo appurera’ le responsabilita’ dei diversi attori (anche quelli ai livelli piu’ alti ci auguriamo)  i quali fino a prova contraria e prima dei diversi livelli di giudizio si devono ritenere innocenti.

Read More

A dispetto di tutto quello che si e’ detto e scritto in queste settimane sul caso Telecom, Telecom Italia e’ una azienda solidissima e al momento floridissima dal punto di vista delle performance reddituali. Il debito infatti (~ E40 Miliardi oggi e E38 Miliardi a fine anno) e’ perfettamente sostenibile dal free cash flow aziendale (~E5Mia) generato da una redditivita’ industriale MOL di ~E15Mia)tra le piu’ alte (~47% dei ricavi)  del settore in Europa e nel mondo. Ma allora cosa non ha funzionato o non sta’ funzionando in Telecom e perche’ il mercato sta’ comprimendo il valore del titolo. Il mercato si sa’ sconta i flussi di cassa attesi nel futuro e non quelli passati. Ed e’ opinione comune che Telecom Italia potra’ solo fare peggio.  La grande debolezza di Telecom Italia risiede quindi nei suoi successi recenti (anche se in apparenza puo’ sembrare contradditorio) e soprattutto sul suo posizionamento strategico di domani che il mercato crede potra’ penalizzarla.   Infatti Telecom Italia:

Read More

Mi permetto di darti del tu anche se non ti ho mai conosciuta. Ma in qualche modo sei entrata dentro di me e hai saputo parlarmi come solo coloro a me  piu’ cari sanno fare.  

Puoi essere d’accordo o meno con quello che hai detto, scritto, raccontato.  Ma la tua grandezza,  carissima Oriana,  e il tuo messaggio immortale credo sia stato  il tuo modo di vivere, di confrontarti e di saper comunicare con il  mondo e i suoi potenti dei grandi problemi che affliggono l’umanita’, a partire dallo scontro di civilta’ reso evidente dopo l’11/9. Con coraggio, schiettezza, irriverenza, brutalita’ a volte persino violenza. Prendendo il toro per le corna e affrontando i problemi alla radice. Chiamando le cose con il loro nome (coerente anche quando questo poteva significare la tua fine terrena), distinguendo sempre il bianco dal nero a dispetto di quelli che dicono che esiste solo il grigio. Con le tue parole hai fatto sobbalzare le nostre coscienze, parlato ai nostri cuori, risvegliato il coraggio e la forza perduta ma necessari per sostenere le grandi battaglie di civilta’. Ci hai mostrato come ci si alza in piedi per dire basta, per affermare a voce alta cio’ in cui si crede a dispetto di tutto e tutti,  dei potenti, del politically correct, dei compromessi e delle convenienze del vivere quotidiano. Ci hai insegnato cosa vuol dire amare veramente gli altri al punto in cui la propria vita diventa ininfluente.

Per questo il tuo messaggio e’ gia’ eterno insieme a quello dei piu’ grandi di tutti i tempi. Tu donna italiana e cittadina del mondo che vivevi a New York ma che per morire sei tornata in Italia, nella tua amata Firenze.

La vicenda Telecom con il piano di scorporo di TIM e la sua possibile cessione (magari all’estero) ha sollevato un grande polverone e consente alcune riflessioni sull’evoluzione del capitalismo italiano.

L’argomento piu’ gettonato dalla una parte delle classe politica (sia di sinistra sia destra) e’ il seguente: l’affaire Telecom/TIM dimostrerebbe, se ancora ce ne fosse bisogno, che in Italia ci sono imprenditori ma senza capitali, o almeno senza grandi capitali. Questo ha come effetto il nanismo delle imprese italiane e fa’ si che oltre certe dimensioni le imprese italiane vengano cedute all’estero dove i capitali sono disponibili in grandi quantita’. Per evitare cio’, soprattutto per mantenere il controllo di imprese in settori “strategici per il Paese” serve un nuovo schema di partecipazioni statali al fianco dei capitali privati per acquisire e mantenere il controllo degli assets strategici in Italia.

I capitali in Italia ci sono, eccome. Basta guardare il tasso di risparmio degli italiani. E’ vero pero’ che a differenza di cio’ che avviene in altri Paesi avanzati sono meno concentrati in misura rilevante nelle mani di pochi (e forse e’ un bene); soprattutto mancano quasi del tutto i grandi intermediari finanziari specializzati (es. fondi di private equity, fondi pensione,..) in grado di raccogliere concentrare grandissimi patrimoni e di indirizzarli sull’investimento e in alcun casi sul controllo di grandi imprese/assets industriali.

Read More

Che l’acquisto di Telecom da parte di Pirelli fosse soprattutto una sfida finanziaria (e non “industriale”) era nei numeri di Telecom gia’ nell’estate 2001. Non si acquista un’ gruppo con oltre E35 Miliardi di debiti se non si ha ben chiaro come si fara’ per ripagarli. E nessuno ha obbligato Tronchetti Provera e Pirelli ad acquistare scucendo solo E4Miliardi per il controllo di un  colosso, con un valore d’impresa di oltre E60Miliardi.  Senza i debiti contratti prima da Colaninno, e poi da Tronchetti&C, la conquista del controllo di Telecom da parte di Pirelli non sarebbe stata possibile. Inutile piangere quindi sul latte versato.

Il piano “industriale” varato da Tronchetti Provera solo 24 mesi fa’ e che faceva della convergenza fisso mobile e delle sinergie da fusione di  TIM in Telecom  il perno per rafforzare la generazione di cassa e ristabilire cosi’ l’ equilibrio patrimoniale e il ripagamento del debito che dopo la costosissima operazione schizzava del 50% (+E14Mia), sembra oggi gia’ fallito. Le scelte industriali  fatte soli due anni fa’ si sono rilevate errate in quanto mentre il debito oggi e’ salito a oltre E 41Miliardi e tendenzialmente in crescita in vista di un probabile aumento di tassi di interesse, il valore delle attivita’ industriali sia nel fisso e sia nel mobile tende a decrescere in quanto flettono i ricavi del fisso e sono stagnanti quelli del mobile (un tempo in crescita a due cifre) impattando negativamente sui margini e dui flussi di cassa non piu’ compensati da recuperi di efficienza (come avvenuto nei tre primi anni) a cui si va ad aggiungere l’esborso di cassa per gli investimenti oggi non piu’ ritardabili (come invece fatto nei primi tre anni). La situazione si e’ fatta cosi’ finanziariamente insostenibile per Pirelli (come lo era nel 2001 per Colaninno & soci) e con un titolo in continuo deprezzamento vicina ad un possibile nuovo takeover ostile.

Read More

E’ il titolo di un intervista a Pier Luigi Zappacosta, imprenditore nato in Italia a Chieti ma che ha sfondato nella Silicon Valley con due iniziative innovative e di grande successo come Logitech prima e Digital Persona poi. Era tornato per fare qualche investimento nella sua amata terra, ha capito l’andazzo ed ha deciso di tornare a gambe levate in California. E’ quello che da tempo mi consiglia di fare mia moglie aggiungendo che “solo un pazzo puo’ voler fare l’imprenditore in Italia”. Purtroppo amo troppo il mio Paese e penso che sia un fantastico privilegio essere nato e poter vivere qui. Condivido pero’ totalmente le tesi di mia moglie e di Pierluigi , che tra l’altro ebbi la fortuna di conoscere a Palo Alto nella primavera del 2002. Che poi sono le tesi che sta’ facendo proprio da qualche tempo Il Sole 24 Ore e il suo illuminato Direttore Ferruccio De Bortoli cercando di iniziare a disseminare la cultura del "fare impresa" in Italia.

Read More

 
Non occorre mettere piede negli Stati Uniti per rendersi conto del grave problema sociale che assilla oggi la nazione. Appena imbarcati  in aereo per gli USA e ammirando la stazza dei passeggeri americani ci si puo’ rendere conto del problema: piu’ del 60% dei cittadini americani e’ obeso o soprappeso. Ho vissuto quattro anni a New York tra il 1990 e il 1994 e posso dire che questa problema, gia’ evidente allora, e’ peggiorato oggi.

Personalmente sono di corporatura robusta e tendo ad aumentare di peso se non controllo quanto ingerisco. Negli USA in sole tre settimane di vacanze sono aumentato oltre quattro chili senza peraltro aver la sensazione di aver mangiato o bevuto troppo. Varie le possibili cause:  il forte aumento del benessere/reddito medio, il successo del fast (o junk) food, una cucina in costante miglioramento ma tipicamente molto ricca di grassi saturi (es. fritti) e zuccheri (soft drink), una tendenza a nutrirsi o al ristorante o tramite servizi di consegna a domicilio (raramente si cucina in casa dove si ha il controllo totale su  cosa si mangia), porzioni quasi doppie sia per i cibi sia per le bevande rispetto allo standard europeo( ad esempio alla nostra lattina di Coca Cola, ml33, viene sostituita da una bottiglietta di 65ml. La situazione non sembra migliore per quanto riguarda le bevande alcoliche.

Read More