Grazie ad una brillante  idea e realizzazione di Paola Bonomo e’  online una wiki http://mckinseyblogs.pbwiki.com/  per trovare i blog degli ex McKinsey ( al momento aihme’ solo i nostri tre ma ne arriveranno altri di sicuro).  Per sapere cosa pensano e scrivono gli ex McK dei piu’ disparati argomenti, discutere, criticare, migliorare, rinnovare le idee con loro.

Dai piu’  al dal di fuori del network, la McKinsey viene spesso dipinta come una sorta di societa’ segreta, una lobby potente che aiuterebbe i suoi membri ad ascendere rapidamente le scale del potere economico: niente di piu’ lontano dal vero! Aver fatto parte di McKinsey significa, invece, aver avuto modo di condividere un sistema di valori molto prezioso e difficile da trovare soprattutto in un paese come l’Italia.  “Meritocrazia”, “creazione di valore”, “obbligo di dissentire”, “mettere sempre in primis l’interesse del cliente”,  “avere a cuore genuinamente le persone”, “instaurare un contesto di reciproca fiducia e rispetto  in cui lavorare, misurarsi, rinnovarsi”.  E’ proprio l’aver vissuto, accettato e condiviso  questi “ valori” il collante che penso faciliti l’aggregazione di gruppi di lavoro composti da ex McKinsey oggi ai vertici delle principali imprese anche in Italia.

Ecco l’augurio e’ che leggendo e discutendo le opinioni tra i blog degli ex McK si possa  estendere ed allargare la condivisione dei  “valori”  e  si favorisca una discussione ancora piu’ aperta e schietta  su tutto cio’ che ci circonda.  

Neppure un uomo potente come Cesare Geronzi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e “licenziare” in tronco Matteo Arpe.

Oltre 14 Miliardi di valore creato in Borsa in soli 4/5 anni grazie ad un recupero di redditivita’ (ROE) degna dei migliori  benchmark di settore hanno assicurato a Matteo Arpe e al suo team l’appoggio incondizionato del "Mercato" (che controlla il 69% del capitale del gruppo), di molti tra i dipendenti di Capitalia e di alcuni tra i “soci amici” (coloro che tramite un patto controllano il gruppo bancario sommando tante minuscole quote alcune di 1/0,5%)  ed hanno evitato la revoca che ieri sembrava certa.

Capitalizzazione/Performance batte Relazioni/Politica 1-0. Un ottimo segno per la Borsa e per il Paese. Ma la partita non e’ chiusa.  Solo l’aggregazione di Capitalia con altro gruppo bancario porra’ fine, forse, alla sfida in atto.

Matteo Arpe e’ uno dei manager piu’ brillanti e geniali che ci siano in Italia. E’ una di quelle poche persone che dopo avergli parlato per qualche minuto capisci che e’ tre volte piu’ veloce ed intelligente di te.

Dopo una carriera folgorante in Mediobanca ancora 37enne, Matteo approda in Capitalia come CEO. Capitalia e’ famosa allora per i suoi risultati mediocri, perdite, pochi dividendi ed una redditivita’ molto bassa a confronto con le altri banche. E’ la banca infatti che, piu’ di ogni altra in Italia, ha un’occhio di riguardo per i “soci amici” e presta i soldi senza guardare troppo ai numeri (vedasi casi  Parmalat, Cirio, Italcase Bagaglino,…).

Matteo Arpe si insedia con un team di giovani collaboratori ed in soli 5 anni riesce ha fare il miracolo portando la redditivita’ ( ROE ) dal 3-4% al 16%-17% e quintuplica la capitalizzazione di Borsa. E’ considerato nel mondo della finanza giustamente una “stella”. Una vera delizia per gli azionisti di minoranza fino ad allora abituati a “pane e cipolla”.

Nel frattempo il Presidente di Capitalia, che ha gestito la banca durante gli anni di magra prima dell’avvento di Arpe, viene condannato in primo grado in due processi per bancarotta (da ultimo nel processo per il crack Italcase Bagaglino dove Geronzi e’ stato, tra l’altro, inabilitato all’esercizio di attività commerciali e riconosciuto incapace di esercitare uffici direttivi presso qualunque impresa per due anni) , sospeso quindi dai suoi incarichi nella banca e prontamente reinsediato dai “soci amici” .

I due hanno opinioni diverse circa il futuro della banca. Il Presidente spalleggiato dai “soci amici” vogliono costringere Arpe a dimettersi e minacciano di revocargli le deleghe. Il mercato affonda il titolo e il Financial Times dedica ad "Arpe" la prima pagina di Finanza&Mercati di ieri.

Il fatto segue di soli pochi mesi l’allontanamento di Vittorio Colao, altra giovane stella manageriale italiana (dopo essere stato addirittura spiato dalla security Telecom Italia), da RCS Media Group dopo solo un anno di lavoro per volonta’ dei soliti “soci amici”.

Quando cominceranno a contare “risultati”, “merito”, "etica" e “mercato” anche qui in Italia?  

Nel frattempo tieni duro Matteo!

Ieri sera durante un’incontro organizzato dall’amico Marco Magnani e dal Gruppo Alumni del Collegio dei Cavalieri del Lavoro, Massimo Mucchetti ha parlato del suo ultimo libro “Il baco del Corriere”. Libro molto bello, da leggere in un sol colpo, superbamente documentato (come del resto tutte le sue analisi economiche), cosi’ intrigante da sembrare a tratti una “fiction” ma che e’  invece la “storia” del tentativo riuscito di “assogettare” e “asservire” la principale testata d’informazione italiana prima al potere e all’interesse della politica (negli anni venti attraverso lo spodestamento di Luigi Albertini da parte dei Crespi sostenuti dal regime fascista) e poi al potere e ai grandi interessi economici/finanziari (con le banche ed le principali imprese industriali membri del patto di sindacato di RCS Media Group oggi e Gemina prima).

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Domani 9 febbraio a Torino ore 10:30 presso il Politecnico di Torino interessante convegno sul venture capital italiano; sara’ una buona occasione per contare risorse ed incntrare gli uomini sopravvissuti protagonisti (sic!) del VC italiano. L’evento e’ promosso  da Torino Wireless lo spin off del Politecnico di Torino guidato dal Prof. Zich e dall’amico Claudio Giuliano per promuovere l’innovazione e l’imprenditorialita’ tecnologica in Italia.

Da anni sono abbonato alla pay tv satellitare Sky. Come tutti sanno Sky e’ operatore monopolista nella TV satellitare in Italia (post fusione Tele+ e Stream) che si sostiene grazie al pagamento di un abbonamento da parte dei telespettatori clienti (+ qualche introito minoritario dalla pubblicita’).

Qualche giorno fa’ ricevo una simpatica lettera da Sky che preannuncia di li’ a qualche giorno l’aumento dell’abbonamento base di Euro 2 mese. Che c’e’ di male in tutto cio’ direte? “E’ il primo aumento dal luglio 2003- leggo sulla lettera di Sky-“nonostante il pacchetto canali sia quasi raddoppiato”. 
 

Nulla di male a parte che Sky opera in totale monopolio e quindi noi abbonati potremmo fare due cose: 1) disdire il contratto Sky rischiando il linciaggio in famiglia (sarebbe stato gentile/opportuno forse inserire l’opzione nella lettera di aumento o forse avrebbe dovuto pensarci l’Autorita’)  2) continuare pagando i E2 in piu’ al mese richiesti. Ovviamente insieme a tutti gli altri abbonati pagheremo felici ci mancherebbe altro. Facendo due conti, se tutti le altre 4 milioni di famiglie come me rinnoveranno l’abbonamento ai nuovi prezzi, Sky incassera’ maggiori ricavi/margini/utili pari a ~E95 Milioni all’anno.

 
Facile chiedersi: cosa avrebbe fatto Sky se nel mercato pay tv ci fossero altri operatori in concorrenza? Che cosa ne dicono le Autorithy di competenza  (Comunicazioni e Antitrust)?

Le liberalizzazioni sono sacrosante e vanno perseguite con impegno ma per essere eque davvero e accettate da tutti andrebbero fatte contestualmente in tutti i settori dell’economia. Senza zone franche. D’accordo che per favorire la concorrenza non e’ giusto limitare per decreto la possibilita’ di crescita delle aziende ma una tutela del mercato, della concorrenza, dei “teleconsumatori” e del pluralismo anche nel settore TV sembra oggi quanto mai opportuna.