Neppure un uomo potente come Cesare Geronzi ha avuto il coraggio di andare fino in fondo e “licenziare” in tronco Matteo Arpe.

Oltre 14 Miliardi di valore creato in Borsa in soli 4/5 anni grazie ad un recupero di redditivita’ (ROE) degna dei migliori  benchmark di settore hanno assicurato a Matteo Arpe e al suo team l’appoggio incondizionato del "Mercato" (che controlla il 69% del capitale del gruppo), di molti tra i dipendenti di Capitalia e di alcuni tra i “soci amici” (coloro che tramite un patto controllano il gruppo bancario sommando tante minuscole quote alcune di 1/0,5%)  ed hanno evitato la revoca che ieri sembrava certa.

Capitalizzazione/Performance batte Relazioni/Politica 1-0. Un ottimo segno per la Borsa e per il Paese. Ma la partita non e’ chiusa.  Solo l’aggregazione di Capitalia con altro gruppo bancario porra’ fine, forse, alla sfida in atto.

1 Comment

http://www.luigiorsicarbone.itDaniele on 24 febbraio 2007  ·  Rispondi

La giudicherei più che altro una mezza vittoria. Non fosse stato per Draghi che ha dato qualche mese fa il “liberi tutti” alle banche, Geronzi se ne sarebbe fregato altamente del titolo in picchiata per il paventato benservito ad Arpe.

E’ evidente che, abolita l’autorizzazione del 5% e venuta meno la protezione del suo amico di Ciociaria, Geronzi adesso per mantenere la poltrona ha bisogno di un prezzo per azione sopra i 7 euro per non rendersi troppo esposto a scalate dall’estero e poter contare di più nella determinazione di un concambio per un eventuale fusione (Mps? Antonveneta?).

C’è qualcosa di mafioso nel modo in cui Arpe ha dovuto presentare ossequiose scuse a Geronzi. La LEX del Financial Times commenta così:

Sincerity is the first casualty of Italian management civil wars. On Wednesday, Capitalia chief executive Matteo Arpe wrote to chairman Cesare Geronzi, who was trying to oust him: “Dear Chairman . . . [your] behaviour constitutes . . . psychological intimidation that is damaging to my personal dignity and to my professional reputation.”

On Thursday, shareholders backed the talented Mr Arpe, providing he apologised to his chairman. “I am truly sorry,” Mr Arpe wrote in his next letter, “that the recent events should have caused a breakdown in the friendly and trusting relationship we have enjoyed for many years.” One hopes, for Mr Arpe and Capitalia’s shares, Mr Geronzi will make a discreet exit before the rapprochement is tested

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