Roger Abravanel, tra i leader piu’ accreditati di top management consulting e sicuramente il volto pubblico piu’ conosciuto di McKinsey in Italia, ha annunciato che lascera’ la firm (cosi’ e’ chiamata la McKinsey all’interno) dopo oltre 30 anni di carriera professionale. Roger in McKinsey Italia e’ un po’ un mito. E sicuramente lo e’ stato per me quando appena neolaureato alla Ciba Geigy vidi la copertina di Espansione che lo ritraeva con a fianco un mappamondo ed uno sguardo severo, lungimirante. Quell’articolo, i valori sottesi a quella foto, mi inspirarono: dopo cinque anni ebbi l’onore e il piacere di conoscere e poter lavorare con lui in Mckinsey Italia. Perche’ lascia Roger? Semplicissimo per rispetto di una regola che vuole che si debba lasciare la firm una volta compiuti 60 anni. Strano vero, in un Paese abituato ad avere tra i propri leader presidenti, primi ministri, CEO, burocrati ben oltre i settanta e a volte con i capelli tinti/trapiantati per fingersi piu’ giovani. Potremo mai cambiare ancorati come siamo al passato?  Ma McKinsey e’ una istituzione unica che fonda la propria forza sul rispetto di  valori e di regole condivise.


 

Oggi McKinsey annovera molti tra i suoi ex consulenti che sono arrivati a ricoprire giovanissimi posizioni di primissimo piano in Italia: Profumo in Unicredito, Scaroni in ENI, Scaglia in Fastweb, Cucchiani e Vagnone in Allianz/Ras,  solo per citarne qualcuno. Molti si chiedono come cio’ sia possibile, ed essendo in Italia, se sia davvero una lobby, un gruppo di potere e cosa di strano giri dietro le quinte. Niente di tutto questo. Sicuramente ciascuno coltiva il network di relazioni con gli ex colleghi. Come avviene ormai ovunque.

Il successo di McKinsey e delle persone che ne hanno fatto parte sta nei valori che prima in McKinsey accettano di seguire e poi riconoscono come DNA delle persone che le li hanno  fatte propri. Valori che stanno scritti sulle tavole appese alle pareti degli uffici nel mondo che fin dal primo giorno i Director piu’ senior  spiegano e condividono ai consulenti piu’ giovani (Ali sei stato davvero indimenticabile quando entrasti al mio primo giorno con il quadro dei valori sotto braccio!). Dal primo giorno di lavoro l’interesse del cliente viene messo prima di tutto il resto (altro che i nostrani conflitti di interessi!) seguito da meritocrazia, genuine care per le persone, creazione di valore, obbligo di dissentire apertamente, contesto di fiducia reciproca e ricerca delle migliori opportunita’ di crescita. E poi quello che non c’e’ scritto sulle tavole, ovvero la disciplina del lavoro e del sacrificio quotidiano, il rispetto delle regole.  E chi non le ha volute o sapute condividere e rispettare e’ stato accompagnato alla porta anche a costo di perdere degli affari. Insomma un metodo di lavoro unico.  E quando assumi un Mckinsey non sai se sara’ piu’ o meno bravo, intelligente o disponibile,  ma puoi dare per scontato che almeno possieda questi valori e questo “metodo di lavoro” scolpiti.

5 Comments

http://www.luigiorsicarbone.itAlfio Squillaci on 14 giugno 2008  ·  Rispondi

Mi sono imbattuto su questa pagina web alla ricerca di notizie su Roger Abravanel (di cui sto leggendo l’interessante libro sulla “Meritocrazia”), che ho qui trovato e di cui la ringrazio.

PS:
“Sta” del primo rigo dell’ultimo capoverso non chiede né l’apostrofo né l’accento in italiano. Sta male vederlo con l’apostrofo sul suo bel testo…
grazie e mi scusi la pedanteria.

http://www.luigiorsicarbone.itLuigi Orsi Carbone on 16 giugno 2008  ·  Rispondi

grazie mille

http://www.luigiorsicarbone.itPaolo Barbanti on 24 ottobre 2008  ·  Rispondi

Ho il piacere di conoscere Roger Abravanel e devo dire che il suo libro “Meritocrazia”, frutto della sua esperienza professionale ed umana, coglie nel segno. E’ basato su fatti inconfutabili ed è soprattutto uno stimolo per chi lo legge.
In un momento dove la parola merito è osteggiata e manca una visione propositiva l’autore fornisce una serie di spunti molto interessanti. In Italia ci sono alcune srutture/istituzioni che funzionano ma queste ragionano (per fortuna) grazie ad un approccio poco “italico” e più internazionale.
E’ un libro che dovrebbero leggere i vari “decision makers” (soprattutto i politici) i quali devono rendersi conto che il merito è un vero “ascensore sociale”, l’elemento alla base del successo dei Paesi più evoluti.

Paolo Barbanti

http://www.luigiorsicarbone.itRoberto Rimediotti on 8 febbraio 2009  ·  Rispondi

Buon giorno,
ho letto tutte le recensioni possibili e sto leggendo il libro, mai come ora si sente la necessità di meritocrazia, unica arma per combattere lo stato di estremo degrado nel quale viviamo.-
Ho già lasciato una settimana fa altro commento
nelle recensioni della pubblicazione;non ho ricevuto alcuna risposta.-
Ho assoluta necessità di contattare l’ing.Abravanel oppure un suo collaboratore, insomma qualunque persona che mi possa aiutare é molto importante..-
Grazie e saluti cordiali
Roberto Rimediotti 055/361062

http://www.luigiorsicarbone.itLuigi Orsi Carbone on 8 febbraio 2009  ·  Rispondi

scriva a roger abravanel sul suo blog http://www.meritocrazia.com/ che certamente legge; se interessato sicuramente le risponderà.

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